Al principio della Primavera del 1906, il giovane Tumiati s’imbarca da Brindisi a bordo dello Scilla alla volta della Grecia con l’intento di trovare conferme alla propria concezione artistica ed estetica.
Narrato a tratti con toni da futurista nell’esaltazione delle veloci escursioni in bicicletta, o con accenni patriottici come nella cronaca sportiva in “diretta” dei Giochi Olimpionici intermedi, svoltisi ad Atene (22 aprile – 22 maggio 1906), o con considerazioni filosofiche di tipo nietzschiano sulla guerra e la bellezza. Tumiati conoscitore della lingua greca di cui fa largo uso, si aggira in un territorio utilizzando diversi mezzi di locomozione: attraversa a cavallo il Taigeto, l’Elicona, il Parnaso, viaggia in treno dal Peloponneso ad Atene, descrive gli aspetti dei centri urbani, scoprendo in Tessaglia, la cittadina di Larissa, “la città delle cicogne”; dorme nei vecchi conventi, descrive cibi e bevande, le processioni di Pasqua e gli antichi rituali, rievoca luoghi e vicende della guerra d’indipendenza greca, conversa con pastori, pescatori, contadini, famiglie, giornalisti e diplomatici. Si spinge in Turchia raccontando di una insolita Costantinopoli.
Preziosi i capitoli relativi al Monte Athos in cui entra in contatto coi monaci, annotando della vita, delle funzioni religiose, delle peculiarità architettoniche e artistiche dei monasteri; parimenti è il racconto di una visita ad una Salonicco ancora non appartenente al territorio greco (diventerà greca nel 1912), durante la quale annota le istanze degli irredentisti, i tratti della sua cosmopolita popolazione, l’apprezzabile presenza ebrea e la sua economia che annovera importanti imprenditori italiani come Allatini.
L’antico ed il moderno del paese si incontrano e si scontrano nelle pagine di Tumiati, sorprese, talvolta appagate, spesso dubbiose. Pur cedendo in qualche pagina alla retorica della celebrazione dell’antico, non rinuncia, il Tumiati, a trovare spunto per nuove forme di estetica e di poesia riscoprendo in cose umili, popolari e nella sua natura una forza evocante quella bellezza che il paese, forse ignaro, aveva conservato.
La scelta di dedicare questa antologia solo all’universo femminile e, al suo interno, solo ad autrici che hanno pubblicato a partire dall’ultimo decennio circa rappresenta un ulteriore passo verso la conoscenza di un mondo lirico interessante, originale e ancora inesplorato; un mondo estremamente variegato per tematiche, per sensibilità e per codici linguistici.
Lavorando in un terreno così ampio (in Grecia la produzione in versi è sempre stata privilegiata rispetto agli altri generi e ancora oggi, pur nella crisi che investe la lettura, continua ad essere significativa) e ancora fluido, dove cioè nessuno ha avuto ancora il tempo per imporre la propria voce come punto di riferimento, è stato difficile scegliere le autrici, e sicuramente ne mancheranno alcune altrettanto interessanti. Ma l’auspicio, nel dare alle stampe quest’opera, è quello di fornire al lettore italiano un primo approccio, mettendolo a contatto con “alcune” delle proposte letterarie più interessanti e più originali, lasciando poi a lui il piacere – se lo riterrà opportuno – di addentrarsi sempre più in questo terreno, alla ricerca di altre proposte e di ulteriori approfondimenti. Crediamo che sarà un piacere scoprirne la vitalità e la varietà sia tematica sia espressiva.
Inoltre, attraverso la poesia sarà possibile entrare in altri territori artistici, dato che negli ultimi anni è assai diffusa la διακαλλιτεχνικότητα, l’ibridazione dei linguaggi artistici, e spesso gli autori e le autrici (anche alcune di quelle qui proposte) lavorano in più generi artistici (in particolare nell’accoppiata poesia-teatro o poesia-cinema o poesia-pittura) e trasferiscono i loro codici espressivi da un genere all’altro, contaminandoli in modo originalissimo.
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